Datemi un paio d’ore, un campo aperto e sarò felice.
Ebbene si! Sono un appassionato di foraging: la raccolta di erbe spontanee che poi finiscono nei miei piatti.
Una passione nata tanti anni fa, più di 10, e che ho approfondito negli anni.

Ramoracci, Borragine, Menta, Sedanina d’acqua
Ma non vado mai solo.
Quando non riesco a incastrare il fantastico Gaetano dell’Associazione A.M.E.R. Onlus, un pozzo di conoscenze e occhio di lince nello scovare le erbe, e maestro, ho sempre con me un libro: Le erbe selvatiche, Ed. Hoepli di Ennio Lazzarini.
Una mappa a portata di mano
Questo è un ottimo libro per iniziare e prendere confidenza con l’argomento. Ha anche le dimensioni perfette per essere portato durante le passeggiate. Nel libro sono descritti molto bene di ogni pianta i caratteri botanici, per evitare brutte sorprese.
Non dimenticate mai questa regola: “in caso di dubbio è meglio non raccogliere“. Rispettate sempre le piante velenose, che svolgono in natura un ruolo importante.
Le fotografie non sono bellissime ma è l’esperienza che fa la differenza: le erbe bisogna imparare a riconoscerle sul campo. Cambiano a seconda della stagione, dell’esposizione al sole, del tipo di terreno e dell’altitudine.
Utilissimo è l’indice alfabetico dei nomi, in cui sono uniti quelli volgari e scientifici insieme, quindi molto facile per la ricerca.
Foraging che passione, ma con buon senso
Come già accennato prima: non vi improvvisate, non raccogliete a caso, e se non siete sicuri, rivolgetevi a chi fa questo per mestiere.
Raccogliere le erbe e i fiori commestibili è prima di tutto un modo per riscoprire la nostra tradizione, le nostre radici e anche un buon modo per uscire dalla città e fare una passeggiata.
Prima di lanciarvi su bacche, cortecce o licheni (io devo ancora capire bene) andate alla ricerca delle erbe delle nonne: cicoria, tarassaco, ortica, senapone, cardo mariano, ramoracci, borragine, crispigno. Per ricordarne alcune.
Ci vuole poco a confondere la cicuta che è velenosa (che invade i nostri prati in Primavera) con le carote matte!
- carota selvatica
- cicuta
Natura, cucina e un pizzico di ricerca
La mia cucina è ricca di verdure, di materie prime fresche e non poteva non contaminarsi con la mia passione per il foraging e le tecnologie.
Le erbe selvatiche di campo hanno sapori diversi: delicatissimo come la pimpinella anche detta erba noce e il fiore di sambuco, intenso come la radice di ramoraccio (molto simile al rafano) oppure amaro come il luppolo selvatico.
- Crescione
- Crispigni
- Pimpinella
- Sambuco
Ogni pianta vuole cotture diverse, solo qualche esempio:
- Le erbe con molte fibre vi consiglio sempre di bollirle
- Le erbe giovani le potete consumare crude come le cimette di rovo, che sono buonissime nell’insalata
- Ortica e borragine, vanno bollite, sempre.
Spesso le essicco per usarle come polveri che regalano ai piatti sapori e odori inaspettati, e anche colori. Le uso per farcire focacce, uso le foglie per involtini, friggo o brino i fiori.
Due storie, due utilizzi delle erbe selvatiche
Questo è un ricordo lontano e caro, siamo nel 2015, feci una raccolta meravigliosa di ortiche che affidai alle mani dell’amica e personal chef Paola Ciambruschini che ne fece dei ravioli meravigliosi per il mio corso sulle erbe selvatiche.
E poi recentissima una giornata per campi con Danilo Caruso, proprietario del The Golden Pot Pub e di Beerfellas, esperto e produttore di birre con il quale abbiamo raccolta della bellissima melissa che è stata utilizzata per l’ultima produzione della loro Blance, la Bella Wit.
- Con Danilo Caruso e la melissa
- Bella Wit – produzione del The Golden Pot Pub
Fare foraging è un’attività che coinvolge il corpo e la mente, mi piace perché se sono in solitaria mi permette di rilassarmi e riflettere, immerso nella natura. Se sono in compagnia riserva sempre tante sorprese.
Voi fate foraging? Raccontatemi le vostre storie!
Credits:
Copertina Raffaella Midiri Photographer
Piante Lorenzo Giulietti
Ravioli Paola Ciambruschini
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